XO Tecnologia

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“Io chiamo l’architettura musica congelata”

Johann Wolfgang Goethe

Ogni ambiente di lavoro è un habitat con caratteristiche specifiche.

Nelle aree operative, diverse persone devono condividere gli spazi. Ognuno ha un proprio ruolo e una porzione d’ambiente identificabile come “sua”, dove può avere l’esigenza di concentrarsi isolandosi dal contesto.

In una sala riunioni può capitare che si discuta, si scambino idee e opinioni, anche animatamente. Una situazione che, se lo spazio non è stato adeguatamente progettato, può trasformare i suoni in rumori.

In un ufficio direzionale si presume che il colloquio avvenga fra poche persone, forse al massimo tre. Il tono è più formale, l’ambiente è per definizione più protetto, perché aumenta l’esigenza di privacy.

In una sala mensa non si lavora, ma questo non significa che bisogna sottovalutare l’acustica. Una pausa ristoratrice può diventare sorgente di stress, se i suoni non vengono governati. Riprendere il lavoro frastornati non favorisce la produttività.

Sulla base di questi esempi, possiamo suddividere gli spazi di lavoro in tre macrocategorie:

  • Pubblici: spazi dedicati alla condivisione di idee e documenti e all’interazione informale.
  • Privilegiati: utilizzati per il lavoro in team e per la concentrazione individuale.
  • Privati: spazi nei quali l’aspetto della privacy assume carattere prioritario.

Per il benessere e la produttività, è sempre importante mettere in atto soluzioni che favoriscano l’assorbimento e la riduzione dei suoni in eccesso.

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Le soluzioni autentiche aderiscono a una situazione, a un'esperienza e a un atto.

Nicolás Gómez Dávila

Le ricerche del settore si basano sul modo in cui le persone percepiscono l’ambiente e su come la distanza percorsa dai suoni ne influenza l’intendimento. Bisogna dunque intervenire sulla limitazione della propagazione acustica nello spazio, fenomeno misurabile e definito “decadimento spaziale”. Le qualità acustiche possono essere convertite in “raggio di comfort acustico” già in fase progettuale.

Bisogna pensare allo spazio come un elemento attivo, che vive attraverso di noi, nel quale ogni singolo materiale ci permette di “respirare” in modo differente.

Se facciamo in modo che tutto questo si possa adeguare alle nostre molteplici esigenze, ecco che le forme e i materiali che utilizziamo diventano la nostra espressione, generando l’esito di una buona acustica combinata a un design contemporaneo e piacevole.

Gli ambienti possono anche essere suddivisi in “spazi acustici” definiti e delimitati con forme fonoassorbenti a posizionamento libero, fino a veicolare l’impiantistica, la luce, l’aria. Il valore del risultato sta tutto nella pianificazione corretta durante le primissime fasi, con l’identificazione delle esigenze imposte dall’ambiente fisico e dalla tipologia delle attività che vi saranno svolte.

Per essere in conformità con la regolamentazione e le raccomandazioni acustiche, si seguono abitualmente tre criteri di base:

  • assorbimento acustico
  • isolamento acustico
  • mascheramento acustico
  • tempo di riverbero
  • intellegibilità del parlato

 

Il parametro si applica a un ambiente già arredato ma privo di persone, senza il rumore di computer, stampanti a altre apparecchiature (che vengono considerate a parte) ma con gli impianti termici dell’edificio funzionanti.

Il “clima acustico” ideale è rappresentato da un ambiente vivibile e sereno, ma al contempo dinamico, attivo e operoso.